Robot, a che punto siamo?

Robot, a che punto siamo?

Se ti regalassero un insieme di blocchi per le costruzioni con abbastanza ruote, ingranaggi e una scorta illimitata di componenti elettronici, saresti capace di mettere insieme un robot vivente, che respira, cammina e parla? Potrebbe sembrare una domanda sensata, ma la realtà è ben diversa.

Al giorno d’oggi, i robot si dividono in due grandi categorie, ma la maggior parte di essi sono robot specifici per determinate attività, progettati per svolgere un singolo lavoro e ripeterlo più e più volte. E’ difficile che un robot venga costruito in modo generico, in grado di svolgere un’ampia gamma di lavori come gli esseri umani. In effetti, questi robot multiuso sono ancora praticamente confinati nei laboratori di robotica.

Ecco quindi a che punto siamo oggi con i robot, e quali sono quelli più comuni (fonte).

Bracci robotici

Rivettano, saldano, oscillano e fanno scintille: la maggior parte dei robot sono in realtà bracci ad alta potenza, come quelli che si vedono nelle fabbriche di automobili. Sebbene siano diventati popolari negli anni ’70, sono stati inventati negli anni ’50 e ampiamente utilizzati per la prima volta negli anni ’60 da aziende come la General Motors.

I moderni bracci robotici hanno più gradi di libertà (ossia possono essere ruotati o traslati in più modi) e possono essere controllati in modo molto più preciso.

Se i bracci robotici si qualifichino davvero come robot è un punto controverso. Molti di loro non hanno granchè in termini di percezione o cognizione; sono semplicemente macchine che ripetono azioni preprogrammate. Veloci, forti, potenti e pericolosi, di solito sono recintati in gabbie di sicurezza e raramente lavorano con le persone.

Macchine telecomandate.

Alcune delle macchine che consideriamo robot non sono niente del genere: sembrano semplicemente robotiche (e intelligenti) perché gli esseri umani le controllano a distanza. I robot per l’eliminazione delle bombe funzionano in questo modo: sono semplicemente dispositivi con telecamere e bracci manipolatori azionati da joystick. Fino a poco tempo fa, i robot per l’esplorazione spaziale erano progettati più o meno allo stesso modo, sebbene i rover autonomi (con una cognizione a bordo sufficiente per controllarsi) siano ormai all’ordine del giorno.

Ad esempio, Mars Sojourner del 1997 (della missione Pathfinder) era semi-autonomo e in gran parte controllato a distanza dalla Terra, mentre i rover Mars Spirit e Opportunity, molto più grandi e più recenti (lanciati nel 2003) sono ben più autonomi.

Robot domestici semiautonomi

Se hai un robot in casa, molto probabilmente è un robot aspirapolvere o un tosaerba. Sebbene queste macchine diano l’impressione di essere autonome e semi-intelligenti, sono molto più semplici (e meno robotiche) di quanto sembrino. L’aspirapolvere automatico non ha idea della stanza che sta pulendo, quanto è grande, quanto è sporca o dove sono i mobili.

E a differenza di un essere umano, non tenta di costruirsi un modello mentale della stanza mentre procede: semplicemente rimbalza sulle cose in modo casuale e ripetuto, partendo dal presupposto (corretto) che se lo fa abbastanza a lungo, la stanza sarà abbastanza pulita alla fine.

Essenzialmente quindi, un robot aspirapolvere pulisce a caso. I robot tosaerba funzionano in modo simile (a volte sono equipaggiati con un laccio per evitare che si allontanino troppo).

Robot multiuso

Sebbene i robot avanzati possano essere addestrati a fare molte cose diverse, sono ancora essenzialmente macchine a dominio singolo. Sia che stiano prelevando pezzi per il controllo qualità o spostando scatole da un posto all’altro, sono progettate solo per lavorare negli stabilimenti. Non abbiamo ancora un robot in grado di preparare la colazione, portare i bambini a scuola, guidare da solo per andare al lavoro da qualche altra parte, tornare a casa, pulire la casa, cucinare la cena e ricaricarsi.

Negli anni ’90 la costruzione di robot intelligenti, autonomi e generici era considerato un obiettivo di ricerca eccessivamente ambizioso. Ingegneri come Kevin Warwick hanno scelto un approccio alternativo “pratico” alla robotica, in cui i grandi piani sono stati messi da parte e i robot si sono semplicemente evoluti mentre i loro creatori hanno scoperto modi migliori per costruire robot con percezione, cognizione e azione più avanzate.

Oggi, tuttavia, molto è cambiato. Sebbene ingegneri come Kevin Warwick e Rodney Brooks siano ancora portavoce dell’approccio pragmatico, i robot autonomi generici stanno facendo grandi passi avanti, spesso letteralmente, oltre che metaforicamente. L’ala di ricerca del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ad esempio, ha sponsorizzato concorsi per lo sviluppo di robot umanoidi in grado di far fronte a una varietà di difficili situazioni di emergenza, come il salvataggio di persone da disastri naturali.